INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA

interruzione-di-gravidanza

Il Piemonte copia la Lombardia e incentiva la madri che decidono di non interrompere la gravidanza 

L´INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA IN ITALIA
Nel nostro paese il regolamento in materia di interruzione volontaria di gravidanza risale al 1978. Molti ritengono che, grazie a questa legge, la donna abbia fatto un passo avanti in termini di emancipazione diventando libera di decidere cosa fare della sua vita. Secondo un´altra interpretazione (non necessariamente solo quella appartenente alla visione cattolica) la vita umana deve essere difesa fin dal suo concepimento. La libertà di un essere umano finisce nel momento in cui entra in gioco quella di un altro essere umano e, di conseguenza, questa legge andrebbe a penalizzare il diritto dell´embrione di essere messo al mondo. Escludendo in questo ambito valutazioni di tipo morale, la Legge del 1978 nasce come risposta a un fenomeno molto pericoloso, ovvero quello degli aborti clandestini. Verso la fine degli anni ´70, si stimavano in circa 300.000 le interruzioni di gravidanza praticate senza le necessarie norme di sicurezza con conseguenti casi di decessi delle madri che si sottoponevano ad aborto. Nella mentalità del legislatore però l´aborto non doveva diventare un mezzo di controllo delle nascita . In Italia operano anche oggi diverse associazioni senza scopo di lucro che, volendo tutelare la salute della donna, si rendono disponibili ad informare correttamente e a dare supporto nel caso in cui una donna con problemi famigliari o economici decida di portare a termine comunque la gravidanza.

INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA

NOVITA´ IN MATERIA DI INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA
La regione Piemonte lancia una nuova sfida volta a far diminuire il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza. Dopo l´iniziativa della Lombardia, ora anche per le donne piemontesi, una proposta avanzata da uno dei gruppi politici, per  incentivare le donne che sceglieranno di non abortire. Il contributo prevede un totale di 6000 euro suddivisi in 24 rate da 250 euro al mese. Il gruppo si dice certo che l´incentivo potrebbe aiutare le donne in forte dubbio sull´interrompere o meno la gravidanza. Molti si chiedono se si tratta veramente solo di una questione economica. Probabilmente la verità sta nel mezzo. Non in tutti i casi lo è, ma in molti casi (come testimoniamo moltissimi operatori di consultori famigliari), il problema economico spaventa le giovani future madri. La cifra proposta non garantisce certo di riuscire a mantenere il bambino ma potrebbe comunque essere sufficiente a incoraggiare molte donne a portare a termine la gravidanza. Il contributo verrà erogato utilizzando una carta ricaricabile ogni mese a partire dal terzo mese di gestazione e fino ad arrivare al diciottesimo mese di vita del bambino.  La futura mamma sarà tenuta comunque a dimostrare di aver rinunciato all´interruzione di gravidanza e dovrà quindi dichiarare come andrà ad investire il denaro ricevuto.