L´allattamento

L´allattamento

Inizio della relazione mamma-figlio al di fuori dell´utero

Il bambino appena nato, subito dopo essersi adattato al nuovo ambiente, lavoro che comunemente richiede un paio di minuti, tutto ciò che vuole ottenere è succhiare. Appoggiato al ventre materno, con ancora il cordone ombelicale pulsante, il neonato inizia a spingersi con i piedi, a muovere le mani per afferrare i capezzoli e lentamente, alzando la testa con ricadute che consentono alla bocca di avvicinarsi sempre di più, ad avvicinare il capezzolo prescelto alle labbra, leccarlo, prenderlo e lasciarlo, fino ad arrivare a succhiarlo vivacemente.
In questo modo prende avvio l’allattamento. Tutto questo fare è scritto nei suoi geni, è tra le competenze che consentono la sopravvivenza. Il neonato può sopravvivere se chi si prende cura di lui lo può anche nutrire. Questo modo d’iniziare la relazione a due al di fuori dell’utero permette l’attivazione di un complesso sistema ormonale che fa innamorare la mamma, che supporta il bambino ad affrontare bene l’inizio della vita terrena e che favorisce l’allattamento.
Il neonato non succhia per fame perché ha prodotto durate il travaglio e il parto ormoni che lo sosterranno per ore senza bisogno di nutrimento. Il neonato è lungimirante: la suzione precoce crea le condizioni per essere facilitato nella vita dopo, quando arriverà la fame; attiva l’intestino che libera spazio e informa le ghiandole perché producano enzimi digestivi; consente la sopravvivenza della sua mamma poiché succhiando favorisce la contrazione uterina e scongiura le emorragie del dopo parto; succhiando le fa produrre gli ormoni dell’amore che la legheranno a lui per sempre. Una sinergia che vuole realizzare un equilibrio pressochè perfetto che consente la sopravvivenza biologica della specie e la sua umanità, ponendo le basi per una sana relazione d’affetto tra madre e figlio.
Allattare inizia così, in un magnifico rapporto di sguardi, ricerca, scambio, gioia.
Quando parliamo di allattamento, anche iniziale, spesso scavalchiamo questo primo incontro, questo primo momento di promesse intessute nella nostra chimica e nella nostra fisicità.
L’allattamento iniziale, per i più, è costituito dalla suzione ripetuta e protratta, senza dolore per la mamma, utile a informare la ghiandola mammaria di iniziare a produrre il latte necessario.
Un buon inizio in questo caso è molto più di metà dell’opera, spesso è la possibilità per allattare al seno. Per questo motivo già in gravidanza occorre raccogliere informazioni su quali sono le istituzioni che favoriscono e sostengono l’immediato rapporto mamma-bambino subito dopo il parto e offrono personale specializzato per osservare e, se necessario, guidare la coppia mamma-bambino dalla prima suzione fino ad allattamento avviato nei giorni seguenti.
La determinazione della mamma e le motivazioni della coppia ad allattare, il supporto di famigliari discreti e positivi e, se necessario, l’aiuto di esperti, possono essere decisivi per un allattamento sereno e duraturo.
COS’E’ LA MONTATA LATTEA?
Dopo il parto le mammelle subiscono giorno dopo giorno un processo di cambiamento.
La ghiandola mammaria si gonfia e aumenta ulteriormente di volume. Possono subire un aumento di volume anche le ghiandole presenti sotto le ascelle.
Guardando i seni si possono notare le vene ingrossate e in rilievo che hanno una colorazione intensa. Già la gravidanza, progressivamente aveva preannunciato queste modificazioni.
La montata lattea si manifesta in un tempo variabile, di solito due, tre giorni dopo il parto.
Quanto più precocemente i capezzoli vengono stimolati dalla suzione, quanto prima arriva.
Se la montata lattea non è arrivata nei primi giorni dopo il parto, o se non è stato possibile attaccare il bimbo da subito e ripetutamente, il latte in ogni caso può ancora arrivare, c’è tempo fino alla 10°, a volte 15° giornata dopo il parto, occorre recuperare il tempo perduto attaccando il bimbo spesso e bevendo molto.
Di solito la montata lattea si manifesta con una sensazione di calore al seno, magari preceduta da brividi e dolori puntori. Sovente compare qualche linea di febbre per una giornata. Il tessuto mammario cambia consistenza. Alla palpazione si apprezza la ghiandola più turgida, a volte la mammella può complessivamente presentare tante piccole protuberanze dure. Generalmente si ha la sensazione più o meno marcata di tensione.
La montata lattea non coincide con l’emissione contemporanea di latte, è una fase di rodaggio. Il latte a volte esce a fatica per il gonfiore.
Attaccare spesso il bimbo al seno genera sollievo.
In questa fase per avere benessere si potrebbe:
– usare un reggiseno morbido o meglio ancora, se il seno non pesa troppo, lasciarlo libero
– mentre si allatta evitare l’uso di reggiseno con la finestrella anteriore
– allattare in una posizione confortevole, in un ambiente tranquillo, con a fianco persone giuste al fine di favorire il rilassamento che aiuta la produzione d’ossitocina
– utilizzare impacchi d’acqua tiepido-calda prima d’ogni poppata usando panni morbidi, fazzoletti, docce o semplicemente immergendo il seno nel lavandino o in un catino. L’utilizzo dell’acqua può essere coadiuvato da massaggi su tutta la superficie della mammella. I passaggi delle dita, o del palmo della mano, sono eseguiti dalla periferia verso il centro, l’areola.
Generalmente massaggiare il seno nell’acqua porta molto sollievo e può aiutare ripetere questo massaggio più volte al giorno prima della poppata. L’acqua calda ed il massaggio favoriscono la fuoriuscita del latte.
La montata lattea non è un processo patologico.
La tensione può durare da un minimo di poche ore ad un massimo di un paio di giorni, lentamente nel tempo le mammelle si ridimensionano rispondendo alla domanda della quantità di latte utile al bambino e quindi da produrre. Terminata la montata lattea i seni saranno percepiti turgidi e pieni prima della poppata e morbidi, più vuoti, subito dopo, generalmente senza dover ricorrere a nessuna procedura particolare prima di attaccare il bimbo al seno.
Dopo la montata lattea avviene la produzione costante di latte, pressoché sempre in grado di soddisfare la fame del bambino. A volte affinché la quantità di latte sia corrispondente ai bisogni del bambino occorre dedicare tanto tempo alle poppate dei primi giorni. Altre volte può essere che mentre si allatta ad un seno il riflesso ossitocico determina la fuoriuscita di latte anche dall’altra mammella.  Quando la quantità di latte è abbondante e la sua emissione è copiosa, il bambino può sentire la necessità di staccarsi per non ’annegare’, è allora utile lasciare uscire un po’ di latte prima di attaccare il bambino.
In ogni modo se il latte non si “perde” non significa che la mammella non lo produce in quantità sufficiente.
La scarsità di latte induce il bambino ad attaccarsi più sovente e più a lungo, già questo spesso è sufficiente per regolare il rapporto domanda-offerta, la mamma può aiutare la produzione di latte riposando anche durante il giorno e bevendo molto, soprattutto durante la poppata.
Esistono comunque tisane e o rimedi naturali che aiutano e favoriscono la formazione del latte.
PER CHI SCEGLIE DI ALLATTARE
Iniziare ad allattare con le informazioni adeguate e avendo scelto un punto di riferimento per le eventuali difficoltà che si incontrano nei primi tempi, è sicuramente la soluzione migliore per vivere con piacere un’esperienza appagante per i protagonisti e che li tutela nella loro salute. Tra le altre cose, la donna che allatta ha meno probabilità di avere tumori mammari e osteoporosi, il neonato allattato al seno è meno soggetto ad allergie, a eczemi e a patologie cardiovascolari e obesità in età adulta.
Redatto grazie al contributo dell´Associazione Ostetriche Felicita Merati