Al cinema: Io sono con te

Al cinema: Io sono con te

La storia della ragazza che ha cambiato il mondo

“Io sono con te”, distribuito nelle sale dalla seconda metà di novembre, è un film scritto e diretto da Guido Chiesa (il regista di “Lavorare con lentezza” e “Il partigiano Johnny”), in concorso alla quinta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Prodotto da Magda Film e Colorado Film in collaborazione con Rai Cinema e girato nei suggestivi scenari della Tunisia.

TRAMA : Maria è una giovane ragazza, figlia di pastori, promessa in sposa a Giuseppe, un vedovo con due figli, abitante nel vicino villaggio di Nazareth, nella Galilea di duemila anni fa. Cresciuta secondo l´amore e il rispetto verso i più piccoli, Maria dopo aver lasciato la propria casa, presto ravvisa le storture del mondo patriarcale che la circonda, a partire dalla famiglia del marito. Qui detta legge il fratello più anziano di Giuseppe, Mardocheo. L´atteggiamento solare e determinato della ragazza, protettivo nei confronti dei bambini, suscita l´indignazione del capofamiglia e di quanti sono convinti della necessità di impartire loro punizioni, disciplina e sottomissione.

Al cinema: Io sono con te

A fare da sfondo alla vicenda, gli scenari aspri di una terra sottoposta al giogo coloniale dei romani e alle angherie di re Erode. Sollevazioni e ribellioni sono all´ordine del giorno, e il richiamo alla violenza e alla vendetta, si propaga come una sorta di contagio.
Maria dando alla luce suo figlio Gesù, si troverà di fronte a scelte decisive, che la trasformeranno a volte e suo malgrado, in pietra dello scandalo.
Io sono con te è prima di tutto il racconto di una maternità: quella di Maria di Nazaret, dal concepimento fino all’adolescenza di suo figlio Gesù. Il ritratto di una madre e della relazione con il proprio figlio, sostenuta dalla presenza discreta di Giuseppe, il patriarca “che si fa da parte”, rinunciando al primato maschile. Una storia universale perché legata a passaggi fondamentali delle nostre vite e radicati dentro ciascuno di noi, venuti al mondo tutti con le medesime e inderogabili aspettative. Le domande sollevate nel film affrontano questioni come il nascere, il crescere, l´educare i figli, in una prospettiva squisitamente femminile. Per questo il film si rivolge senza esitazioni a credenti e non.

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I fatti sono quelli narrati nei Vangeli canonici, in particolare in quello di Luca: il concepimento; la visita di Maria a Elisabetta e Zaccaria; la nascita; l’incontro con i Re Magi; la scomparsa di Gesù dodicenne. Al di là di alcune indicazioni storiche e di costume, gli unici elementi che si avvicinano alla tradizione apocrifa sono il nome della madre di Maria e la condizione di vedovo con figli di Giuseppe. Ma, in particolare per quanto riguarda la Natività e l’infanzia di Gesù, i testi apocrifi sono ammantati di un’aura magica e ambivalente, oggi diremmo a tratti surreale, che è quanto di più distante dall’Incarnazione, il Verbo che diventa persona, che si fa corpo, in tutta la sua naturalità: il cuore storico del Cristianesimo.
Gli altri avvenimenti narrati nel film, a partire dal contesto familiare e comunitario che fa da cornice alla vicenda, sono frutto di invenzione narrativa e di un lavoro di ricerca da parte degli autori.

Al cinema: Io sono con te

Il Cristianesimo è l’unica, tra le grandi religioni del mondo, a identificare in una donna il principio positivo della salvezza e di un nuovo corso nella storia dell´umanità. A vedere nella madre, dunque nella donna, il cardine dell´intera vicenda umana.
Ma cosa aveva concretamente di speciale questa ragazza da renderla genitrice di un Dio che si “fa uomo”? Perché Dio l’avrebbe scelta? Nel racconto del film, Maria, proposta spesso dalla tradizione come una sorta di simulacro inarrivabile, talvolta persino come una figura in ombra e addirittura passiva, assume caratteristiche precise, ritratta questa volta come un esempio positivo e imitabile.
Se, come ormai largamente documentato, nei primi momenti di vita in buona parte si decide la capacità di amare di un individuo; se la madre per un tempo significativo dovrebbe incarnare il bene incondizionato, in accordo con precise leggi di natura; se è attraverso i propri modelli genitoriali che un bambino acquista personalità e strumenti relazionali; l´uomo che un giorno indicherà nell’amore il precetto essenziale e inviterà a porgere l´altra guancia, lascia supporre l´esistenza di una madre fuori dal comune. In questa prospettiva, alla luce di quanto oggi la scienza va scoprendo sul parto, l’allattamento e gli effetti neuronali dell´amore primario materno o, al contrario, della violenza fisica e piscologica sui bambini, la Natività rappresenta un sorprendente modello antropologico.  La relazione tra Gesù e i suoi genitori si rivela così un paradigma pedagogico e antropologico che chiama in causa tutti.