Quando apprendere è difficile

Quando apprendere è difficile. Riconoscere e intervenire sulla dislessia

I bambini iniziano il percorso scolastico con entusiasmo e voglia di apprendere.  L’apprendimento a scuola è un processo che coinvolge molti aspetti del bambino, sia quelli cognitivi che quelli emotivi e affettivi. Il tutto accade all’interno di molte relazioni: con l’insegnante, con i compagni, con i genitori.
Dal punto di vista cognitivo, apprendere vuol dire usare varie funzioni della mente che si modificano, si potenziano e si strutturano permettendo al bambino di diventare sempre più esperto nel fare delle cose e di acquisire contenuti nuovi o diversi da quelli che già aveva.
Dal punto di vista emotivo e affettivo, apprendere significa crescere, acquisire la capacità di gestire cose nuove, diventare grandi. Tutto questo ha un enorme significato per il bambino, che può essere incuriosito ma anche spaventato da questi cambiamenti.
I risultati dell’apprendimento assumono anche un significato relazionale; i voti, il successo scolastico, il riuscire o il non riuscire rappresentano delle esperienze di successo o di insuccesso che si giocano nella relazione con gli altri (insegnanti, genitori e compagni) e concorrono alla costruzione dell’autostima nei bambini, sia scolastica che personale.
L’apprendimento dei bambini rappresenta un aspetto centrale nella relazione educativa e come genitori bisogna essere attrezzati a sostenere questa nuova sfida. In particolare, con l’inizio della scuola primaria il bambino è chiamato a realizzare un importante percorso di apprendimento, quello della  lettura e della scrittura e del calcolo. L’acquisizione delle abilità, che a noi adulti sembrano oramai scontate perché le usiamo rapidamente e ne siamo esperti, rappresenta un cammino complesso e articolato. Nella maggior parte dei casi, i bambini diventano lettori competenti in un tempo relativamente breve. Però può capitare che nel processo di apprendimento della lettura e della scrittura si presentino dei problemi; il bambino fa fatica, non ha voglia di leggere, è molto lento, fa fatica a pronunciare i suoni quando li legge; fa molti errori quando scrive, anche quando copia e altro ancora.
La costellazione di queste ed altre difficoltà, la gravità di alcuni sintomi e la loro persistenza possono far pensare ad alcune difficoltà specifiche. L’importante è non drammatizzare, ma neanche ignorare; è utile avere delle informazioni ed eventualmente chiedere aiuto, proprio perché si può intervenire tempestivamente  e far percepire al bambino di essere sostenuto e aiutato e cercare di prevenire eventuali demoralizzazioni.
A Milano è possibile trovare supporto presso lo Studio di Consultazione e Psicoterapia di Largo settimo Severo,2 in cui operano tre psicoterapeuti e uno psicologo, L. Arrigoni, A. Bartolomeo, S. Curti, N. Santilli Marcheggiani, ciascuno specializzato in determinati ambiti.
Lo studio si occupa di genitorialità e di problemi emotivi, affettivi e scolastici di bambini e adolescenti.
Il 19 gennaio alle 21:00 sarà possibile partecipare ad un incontro gratuito dal titolo ” Quando Apprendere è difficile. La dislessia: come riconoscere alcuni segni e cosa fare”.
Per informazioni e richiesta di partecipazione : [email protected]
A cura di: Annella Bartolomeo, Sergio Curti
INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Biancardi A. (1999) Quando un bambino non sa leggere, Rizzoli, Milano.
Cornoldi Cesare (1999) Le difficoltà di apprendimento a scuola, il Mulino, Bologna.
Meloni M., Sponza N., Kvilekval P., Valente  M.C., Bellantone R. (2002) . La dislessia raccontata agli insegnanti 1. Come riconoscerla e cosa fare in classe, Libri Liberi, Firenze.
Meloni M., Sponza N., Kvilekval P., Valente  M.C., Bellantone R. (2002) . La dislessia raccontata agli insegnanti 2.
Prove d’ingresso e proposte di lavoro, Libri Liberi, Firenze.
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Tressoldi P. E., Vio C.(1996) Diagnosi dei disturbi dell’apprendimento scolastico, Erickson, Trento.De Beni R., Cisotto L., Carretti B., Psicologia della lettura e della scrittura, Ed. Erickson, 2001
Vicari S., Caselli M.C. (a cura di) (2002) I disturbi dello sviluppo. Neuropsicologia clinica e ipotesi riabilitative, il Mulino, Bologna.